Ricetta per persone n.
4
Ingredienti:
600 g di farina
200 g di strutto
200 g di zucchero
1 bustina di lievito per dolci
4 uova
uova sode
olio per la placca
La coddura o cuddhura, è un tipico dolce siciliano, di derivazione ortodossa, che veniva e viene tutt’ora preparato nel periodo pasquale.
Tempo fa, durante il periodo della Quaresima, si osservava una grande moderazione alimentare, che escludeva dalle tavole carne, uova e formaggi, ma con l’arrivo della settimana santa le privazioni terminavano, e le uova erano un alimento particolarmente utilizzato per la preparazione dei dolci pasquali.
In Sicilia, il dolce pasquale più diffuso è ancora oggi la "cuddhura" o "coddura”, un grosso dolce di forma circolare, con incorporato un numero variabile, ma sempre dispari, di uova col guscio, che le giovani donne usavano regalare ai fidanzati nel giorno della Resurrezione.Ma la forma della cuddura non è solo circolare: se ne preparano anche a forma di "campanaru" (campanile) per risuonare le campane al Cristo risorto, a forma di "panarieddu" (cestino) per augurare abbondanza, oppure di "gadduzzu" (galletto o colomba) per i ragazzi, di "pupa" (bambola) per le ragazze, e a “cuore” per i propri amati.
Preparazione: 40’ più il tempo di lievitazione + 20’ di cottura
- Distribuite la farina a fontana sulla spianatoia e mescolatela con lo zucchero e il lievito, quindi aggiungete lo strutto, le uova e lavorate a lungo ottenendo un impasto liscio e omogeneo.
- Formate una palla, avvolgetela in un canovaccio e fatela riposare per almeno un’ora.
- Trascorso questo tempo dividete la pasta in quattro parti uguali e formate dischi, rettangoli, rombi o altre sagome che vi suggerisce la fantasia, come galletti o coniglietti.
- Con i ritagli di pasta formate dei nastri.
- Disponete le preparazioni su una placca unta di olio, quindi al centro di ogni “cuddura” inserite una o più uova sode (sempre in numero dispari, secondo quanto recita la tradizione regionale) fissandole con i nastri di pasta.
- Cuocetele in forno preriscaldato a 180 °C fino a quando diventeranno dorate e croccanti.
Vino consigliato: per accompagnare questo dolce occorre un vino come il Moscato di Pantelleria o lo Sciacchetrà delle Cinque Terre.
Il Moscato di Pantelleria è un vino a DOC. che può essere prodotto esclusivamente nell'Isola di Pantelleria in provincia di Trapani.
Il Moscato di Pantelleria (sinonimo Zibibbo) è prodotto con la cultivar Moscato d'Alessandria, come tutti i moscati ha aromi tipici di moscato, dovuti principalmente a alcuni terpeni, di cui il linalolo è in questo vino il maggior rappresentante; se ne può avere un'idea anche masticando l'uva Italia e ponendo attenzione all'aroma retrolfattivo che si sprigiona.
Capo Zebib sembra sia il luogo di origine, di fronte Pantelleria in Africa, che rimanda ad un'importazione araba. Le fonti, a tal proposito, sono il Mendolia. Altre fonti, il Salomon, individuano l'origine in Alessandria d'Egitto da dove il nome di Moscato d'Alessandria.
Il Cupani per primo cita lo Zibibbo di Sicilia nell'anno 1696, ma c'era chi molto prima sottolineava il fatto che gli arabi chiamassero tale tipo di vite Zibibi. Il Nicosia vede nel M.d'A. una varietà di vite ideale per le pergole (1735).
Se nell'Ottocento lo Zibibbo era diffuso a Pantelleria fu di certo il Novecento a sancire l'exploit infatti è di questo periodo una produzione di poco inferiore agli 80.000 q.li di uva e poco meno di 15.000 hl di vino moscato (Scarponi). Tale cultivar tuttora continua ad essere la prima nella realizzazione di nuovi impianti.
È un vino da servire ad una temperatura di 10-12 gradi in bicchieri a tulipano medio piccoli ed è preferibile abbinarlo a formaggi erborinati accompagnati da confetture ottenute dal medesimo vino o dolci da forno, paste di mandorla, cannolo siciliano, cassata siciliana e anche gelati al pistacchio o alla ricotta; abbinamento più ardito può essere con il foie gras.
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