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agosto 16, 2013

Vini d’Italia: l’Albana di Romagna DOCG il classico vino bianco di Romagna.

È il classico vino bianco di Romagna che quasi di recente è entrato a far parte dei vini classici con denominazione di Origine Controllata e Garantita: l’Albana di Romagna è stato il primo bianco a ottenere la DOCG, che gli è stata conferita con Decreto del Presidente della Repubblica del 13 APRILE 1987.

Perché possiate meglio apprezzare il prestigio dell’attribuzione DOCG, ovvero la Denominazione d’Origine Controllata e Garantita – Disciplinare di produzione, dovete sapere che la DOCG è il riconoscimento di particolare pregio qualitativo che viene attribuito ad alcuni vini DOC noti a livello nazionale e internazionale.

Questi vini vengono sottoposti a controlli più severi, devono essere commercializzati in recipienti di capacità inferiore a cinque litri e portare un contrassegno dello Stato che dia la garanzia dell’origine, della qualità e che consenta la numerazione delle bottiglie prodotte. A livello comunitario le categorie di classificazione DOC e DOCG sono denominate V.Q.P.R.D. (vini di qualità prodotti in regioni determinate).

 

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Zona di produzione e vitigni.
L’Albana di Romagna DOCG, che si presenta nelle varianti Secco, Amabile, Dolce e Passito, è prodotto con le uve dell’autoctono e omonimo vitigno Albana di Romagna, nella zona che comprende le province di Forlì-Cesena, Bologna e Ravenna e i comuni di Castrocaro e Terra del Sole, Forlì, Forlimpopoli, Meldola, Bertinoro, Cesena, Montiano, Roncofreddo, Savignano sul Rubicone, Longiano, Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel San Pietro Terme, Dozza, Fontane lice, Imola, Ozzano Emilia, Castelbolognese, Riolo Terme, Faenza, Casola Valsenio, Brisighella.

 

Caratteristiche organolettiche.
L’Albana di Romagna DOCG si può gustare in cinque tipologie: secco, amabile, dolce, passito e passito Riserva. Il colore è sempre un giallo paglierino, con tendenza al dorato e all’ambrato in versione passito, mentre i profumi sono quelli caratteristici dell’Albana, più intensi nei passiti e con note di frutta e muffa nobile nella Riserva. Al gusto il secco è asciutto, caldo e armonico, l’amabile e il dolce fruttati e gradevoli, il passito dolce e vellutato e il passito Riserva pieno, intensamente dolce e gradevolmente acido. Il grado alcolico minimo è del 12%.

albana di romagna

L’Albana di Romagna a tavola.
L’Albana di Romagna doc secco, servito a una temperatura fra i 10° e i 12° C, si sposa ottimamente con piatti di pesce, specialmente zuppe e crostacei, e si abbina perfettamente a carni bianche, fegato d’oca, pollo in gelatina e minestre in brodo, antipasti misti, minestre asciutte, risotti, piatti di uova e formaggi, fritto alla marinara.. Le versioni amabile, dolce e passito sono adatte a un fine pasto con frutta, formaggi e dessert. I tipi amabile e passito sono da dessert o da bere fuori pasto come vino da conversazione. Il migliore abbinamento per l’Albana Passito si ha con il classico Formaggio di Fossa accompagnato da miele di castagno.

 

Un po’ di storia fra leggenda e realtà.
L’Albana di Romagna è apprezzato da tempi molto antichi. Si dice che Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio e futura regina dei Visigoti, giunta in un paesino della Romagna, assaggiò un bicchiere di Albana e ne fu talmente conquistata che non volle berlo in una rozza brocca di terracotta. Sembra che abbia detto: “Non così umilmente ti si dovrebbe bere, bensì berti in oro, per rendere omaggio alla tua soavità!” Da allora, secondo la leggenda, alla corte di Ravenna si degustò l’Albana di Romagna soltanto in preziose coppe dorate e il paese che aveva ospitato Galla Placidia prese il nome di Bertinoro. Oggi Bertinoro, in provincia di Forlì-Cesena, è giustamente considerato il cuore della produzione dell’Albana di Romagna.

 

Curiosità.
Grande estimatore dell’Albana di Romagna sembra sia stato Federico Barbarossa, il quale, ospite della contessa di Bertinoro Aldruda Frangipane, soleva bere grandi quantità di questo eccellente vino romagnolo. Ma le radici storiche di questo vino sono state rintracciate nel “Trattato d’Agricoltura” di Pier de’ Crescenzi del 1200.

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