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agosto 29, 2012


Giusto ieri pensavo che siamo giunti a settembre, tempo di scuola, di compiti, ma anche di merende tra compagni e soprattutto di feste di compleanno dei bambini. Sono certa che chi legge quotidianamente Torte al cioccolato, condividerà con noi la passione per i dolci, ed allora ho pensato di farvi cosa gradita raccogliendo qualche foto dal web delle più belle e simpatiche torte di compleanno, un pò per rifarci tutte gli occhi ed un pò per prendere spunto dalle decorazioni.

Quando iniziamo a progettare una torta di compleanno per i nostri bambini il primo passo è sicuramente quello di scegliere che soggetto vogliamo rappresentare ma soprattutto quale base utilizzare per la decorazione. Abbiamo a disposizione ad esempio la pasta di zucchero, il marzapane, il marshmallow fondant (di cui non abbiamo ancora parlato ma lo tratteremo presto), ed ancora la semplice panna montata, le ostie che si comprano nei negozi specializzati in articoli da pasticceria, i confetti colorati, i cioccolattini, i biscotti come le lingue di gatto, insomma, tutti “strumenti ” che ci potrebbero servire per approntare il nostro dolce.

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agosto 22, 2012


Non c'è festa popolare in Sicilia senza "turrunari". Il torrone infatti è diffuso in tutta l'isola ed è di origine araba, come lo è anche la parola qubbayt, che in siciliano è diventata "cubbàita".
Originariamente fatto soltanto di miele, mandorle e "giuggiulena", semi di sesamo, nel tempo si è diffuso con miriadi di varianti in base ai prodotti disponibili.
Ad esempio a Licata un tempo si preparava  la "cicirata", fatta con ceci tostati e cotti nel miele, mentre oggi i più noti sono quelli con mandorle e pistacchio, tradizionali a Paternò per la festa della patrona S. Barbara, o quelli ricoperti di cioccolata di Piazza Armerina.
Sono molto diffusi sono anche i torroni con nocciole e arachidi.

La cuccìa è un dolce tipico palermitano, a base di grano bollito e ricotta di pecora o crema di latte bianca o al cioccolato. Viene guarnito con zuccata, cannella e pezzetti di cioccolato, ed è tradizionalmente preparato e consumato in occasione della festa di Santa Lucia (13 dicembre).
Secondo la tradizione, infatti, il 13 dicembre del 1646 approdò nel porto di Palermo una nave carica di grano, che pose fine ad una grave carestia. Per poterlo consumare immediatamente il grano non venne macinato, ma bollito e mangiato. Per ricordare quel giorno, i palermitani tradizionalmente non consumano cibo a base di farina, ma cuccia ed arancine.

La variante del trapanese consiste nel consumare il frumento bollito semplicemente con il cosiddetto "vino cotto", che altro non è che il mosto di vino cotto fino alla riduzione a circa 1/6 del volume originario e alla caramellizzazione.

Da notare che nome analogo, anche se di diversa origine e composizione, ha anche un piatto tipico della cucina cilentana; la Cuccìa cilentana è un piatto composto da vari legumi - fagioli, ceci, grano, farro, mais - cotti separatamente e poi riuniti insieme e serviti con una fetta di pane abbrustolito.
S. Lucia (13 dicembre) è santa venerata da molte parti. Insieme ad Agata (Catania) e Rosalia (Palermo) compone una triade molto venerata in Sicilia, e non solo. Tanto per dire: S. Lucia è venerata a Venezia, che per molto tempo ne ha conteso le reliquie a Siracusa, ma è venerata anche in Svezia. Stranamente, però, la sua fama culinaria si deve alla città di Palermo ed è legata al famoso episodio del carico di grano che arriva in città, dopo una lunga carestia, il 13 dicembre.


La petrafennula (o pietrafendola, petrafernula) è un tipico dolce siciliano, diffuso in tutta l'isola, e consumato per la festa dell'Immacolata e nel periodo natalizio.Di origine araba , viene preparato con miele, mandorle, bucce di cedro e arance, confetti e cannella, ed è una sorta di torrone estremamente duro. Con l'espressione Fàrisi petrafènnula ("diventare petrafennula") si intende infatti "irrigidirsi in un proponimento o rendersi inamovibile da un luogo.Si tratta di scorza di cedro grattugiata e cotta nel miele. E’ una specialità della zona di Modica ed è forse il dolce più duro che esista, molto difficile da sgranocchiare e più semplice da tagliare a pezzetti e tenere in bocca proprio come una caramella.
La sua durezza ha generato il modo di dire "Fàrisi petrafènnula", ossia di una persona ferma nei suoi propositi. Sfinci: Delle frittelle di antichissima tradizione, tipiche della Sicilia occidentale. Si fanno con farina, patate lesse schiacciate, lievito, sale e degli indispensabili semi di finocchio. Una volta ridotta in ciambelle, la pasta viene fritta in olio: le frittelle vanno mangiate calde, dopo averle spolverate con lo zucchero a velo.




I frutti della Martorana appartengono alla ben fornita categoria dei dolci di origine ecclesiastica: il convento della Martorana a Palermo resta celebre soprattutto per questi biscotti di pasta di mandorle e zucchero che le suore scolpivano fino a far prendere loro la forma di piccoli frutti. La ricetta prevede che il composto di base sia messo a cuocere in un recipiente di rame e poi lavorato ancora caldo nelle forme desiderate. Il passaggio nel forno è l'ultimo atto del rituale che dà questi magnifici frutti.
La frutta di Martorana è un tipico dolce siciliano (più precisamente palermitano) e reggino, famoso nel mondo, simile al marzapane ma notevolmente più dolce e saporito, a base esclusivamente di farina di mandorle e zucchero e confezionato tradizionalmente in forma di frutta. Viene tradizionalmente preparata nelle celebrazioni della Festa dei Morti.
Secondo una nota tradizione, la frutta di Martorana è nata perché le suore del convento della Martorana, per sostituire i frutti raccolti dal loro giardino ne crearono di nuovi con mandorla e zucchero, per abbellire il convento per la visita del papa dell'epoca.


Ancora oggi si vedono in Sicilia i fichi asciugati al sole e infilati in lunghi fili di spago o "incannati", cioè infilzati in spiedi di canne. Parte di questi serviranno in inverno per fare i buccellati, dolci natalizi che, ancora oggi, contrastano il passo con onore ai nordici panettoni e pandoro. Il "cucciddatu" ha un'origine antica e un sicuro antenato nel "panificatus"dei romani.
Il suo nome deriva dal tardo latino buccellatum, cioè pane da trasformare in buccelli, ossia bocconi, per la sua morbidezza. Diverse sono le varianti per forme e misure: nel palermitano gli "ammara-panza" sono tipi scadenti di buccellati che servono a riempire lo stomaco.
 
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agosto 21, 2012



E' uno dei dolci meno conosciuti tra i prodotti dolciari natalizi senesi, eppure è una squisitezza tra le più costose. Detta anche cupata (dall’arabo “qubbiat”, mandorlato), è un antichissimo, piccolo dolce rotondo toscano, specialità della zona di Siena.
Chiaro o scuro, è a base di croccante preparato con miele, noci e anice e racchiuso tra due ostie.
Con ricette poco variate si preparano dolci simili anche in altre regioni italiane: cubbaita in Sicilia ,copete in Basilicata, copeta o cupeta in Puglia, cuppet in Lombardia
Da chiarire che non è un derivato del torrone, in quanto l’impasto di miele ed albumi era molto usato in pasticceria per tutto il Medioevo ed utilizzato per accompagnare ogni tipo di dolci. A Siena fu utilizzato per la confezione delle copate, aggiungendo mandorle tritate e tostate nelle copate bianche. Le prime copate furono però quelle nere, senza albume, a cui si aggiunse, nel 1700 il cacao.
Attualmente si trovano in commercio solo quelle bianche, sembra pero’ che quelle nere siano più saporite.


Le dosi sono industriali, ma se le dividerete per 10 vengono in numero sufficiente per un pranzo natalizio.


I cantucci rappresentano una delle migliori espressioni della biscotteria toscana, ma non solo toscana, italiana.
La loro origine e storia non è così certa e chiara come si potrebbe pensare e lo stesso si può dire della ricetta che nel tempo ha subito non poche rivisitazioni.
Qualche nota storica però c’è: l’Accademia della Crusca nel 1691 ne diede la seguente definizione "biscotto a fette, di fior di farina, con zucchero e chiara d'uovo". A quel tempo i più famosi cantucci erano prodotti a Pisa e non contenevano mandorle che comparvero solo in un secondo momento in alcune varianti, quali i "biscottelli" dell'epoca di Caterina de' Medici, dalla seconda metà dell’800 però la mandorla divenne l’ingrediente caratterizzante dei cantucci.
La prima ricetta documentata è un manoscritto, conservato nell'archivio di stato di Prato, di Amadio Baldanzi, un erudito pratese del XVIII secolo.
Nel XIX secolo Antonio Mattei, pasticciere di Prato, ne mise a punto una ricetta divenuta poi classica, che gli valse numerosi premi in Italia e all'estero.
Ancora oggi, se vi trovate a Prato, potrete trovare il biscottificio Mattei considerato il depositario degli autentici cantucci.
Oggi i cantucci si trovano in qualsiasi angolo della toscana (e del mondo) e in ogni città potrete gustarne una variante diversa: chi usa il burro, chi usa l’olio, chi tosta le mandorle, chi aggiunge buccia di limone o i semi di anice... anche la tecnica e i tempi di cottura influiscono sul risultato finale, insomma questo buonissimo biscotto, semplice negli ingredienti ma ricco nel gusto, si presta a numerose interpretazioni.
Qui vi proponiamo una ricetta facile ma dal successo garantito, provatela e soprattutto accompagnatela da dell’ottimo Vin Santo, eccola.




I cavallucci sono biscotti tipici toscani di origine Toscana. Sono composti da un impasto molto consistente aromatizzato con spezie e arricchito di noci.
Sono dolci di antiche origini, preparati per conservarsi a lungo, e già diffusi ai tempi di Lorenzo il Magnifico con il nome di Biriquocoli. Gli ingredienti tipici sono miele e più recentemente zucchero, farina, noci, spezie e canditi raffinati. Col passare del tempo presero il nome di cavallucci, perché venivano offerti soprattutto nelle osterie di campagna, dove si fermavano diligenze e barrocci e venivano consumati dai conducenti di cavalli e dai passanti.
I cavallucci vengono serviti vini liquorosi nei quali vengono solitamente inzuppati: Vin santo, Marsala, Passito di Pantelleria, Asti Spumante o Moscato.


I Brigidini sono dei tipici dolci di Lamporecchio, località in provincia di Pistoia. Sono delle cialde color giallo-arancio molto friabili e abbastanza grandi, circa sette centimetri di diametro. Gli ingredienti sono: zucchero, farina, uova ed essenza liquida di anice, anche se nelle ricette tradizionali e casalinghe si possono usare i semi.
Questo dolce è reperibile nella quasi totalità delle fiere, manifestazioni e sagre toscane, nei Luna Park, eccetera, venduto da ambulanti che lo preparano all'istante tramite apposita macchina confezionandolo in un tipico sacchetto trasparente dalla forma stretta e molto allungata.
L'origine di questo dolce pare derivi da uno sbaglio fatto durante le preparazione di ostie in un convento locale di monache devote a Santa Brigida, monache brigidine appunto, da cui anche l'origine del nome.




Risale, secondo chi la sa lunga, al Buontalenti, l’inventore del gelato o meglio, del semifreddo, in quanto l’egregio Architetto pensò di usare la neve ed il ghiaccio natuli, conservati in quei tempi lontani quando mancavano i frigoriferi, in profonde buche esposte al nord, non tanto per migliorare i sorbetti ma proprio per ghiacciare una crema dolce.
Pare che, usando del comune sale da cucina riuscisse ad abbassare tanto la temperatura dello stesso ghiaccio da gelare quando lo si mettesse a contatto. Si dice che il primo zuccotto nascesse dentro un "elmo".
Da questo il termine "zuccotto" come si chiamavano allora quei piccoli elmi chiodati usati dalla fanteria dell’epoca.
Noi certamente non andremo dall’antiquario per procurarcelo ma useremo un recipiente semisferico, un polsonetto ad esempio, un polsonetto stagnato per essere precisi oppure se non abbiamo tale attrezzo ci procureremo uno di quegli zuccotti di plastica che vengono comunemente usati in pasticceria.
 
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agosto 20, 2012

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Il Kulfi è un tipo di gelato Indiano che contiene un gusto delicato di spezie come il cardamomo.


Il nome di questa torta è quello di una nobile casata di principi e mecenati, ma la sua ricetta e le circostanze in cui fu inventata rimangono tuttora misteriose. Provatela alla pasticceria Szamos o alla più nota Gerbaud.
Questa torta originariamente é austriaca e porta il nome di una antica famiglia principesca Eszterházy, loro furono grandi mecenati della cultura e della musica nel XVIII-XIX. secolo. Il dolce é preparato da una pasta speciale di noci con una crema cotta alla vaniglia.

Un budino di riso denso e cremoso con l’aggiunta di uvetta e cannella, tipico della cucina latinoamericana, in particolare argentina e messicana.
Per questa ricetta puoi usare qualsiasi frutta di stagione. Utilizza banane, pere e mele d'inverno, irrorandole con il succo di 1 limone perché non anneriscano. In primavera puoi decorare il semifreddo con fragole tagliate a fettine. Mentre in estate scegli pesche, albicocche, prugne, melone o anguria. Durante tutto l'anno puoi usare i frutti di bosco.


Realizzare questa scenografica decorazione e più facile di quanto sembra.
Cominciate con il preparare un caramello dorato, coprite poi con carta da forno uno stampo rovesciato e con l'aiuto di una forchetta colatevi a fili il caramello, formando dei ghirigori.
Sistematelo sul semifreddo quando è freddo.

 
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agosto 19, 2012

panzerotti-con-ripieno_al_mosto_cotto
Un altro dolce tipico della tradizione culinaria molisana diffuso specialmente durante il periodo della vendemmia nelle campagne: i panzerotti ripieni al mosto cotto.

  • Ingredienti:

Farina q.b.
300 g di zucchero
12 uova
300 g di sugna
mollica di pane
100 g di mandorle tostate
1 cucchiaio di cacao amaro
1  caffè ristretto
scorza di arancia e di limone tagliuzzata
mosto cotto q.b.


Preparazione:
  • Setacciate la farina su un piano di lavoro e disponetela a fontana.
  • Aggiungete le uova, lo zucchero e della sugna precedentemente diluita.
  • Impastate il tutto con cura fino ad ottenere un impasto omogeneo.
  • Stendete la sfoglia e tagliatela con l’ausilio di un bicchiere in tanti dischi.
  • Al centro di ognuno di essi dovrete porre il ripieno che stiamo per illustrarvi.
  • Prendete una terrina e versatevi la mollica di pane, il mosto cotto, le mandorle tostate, il cacao amaro, la scorza degli agrumi tagliuzzata sottilmente ed il caffè.
  • Mettete all’interno di ogni disco il ripieno e richiudete a mezzaluna.
  • Infornate per 20 minuti a 180°C e servite.

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agosto 09, 2012

  • Ingredienti:
1 melone
1 di di succo d'arancia
2 cucchiai di zucchero a velo
12 g di gelatina in fogli
150 g di fragole
1 pesca
1 kiwi
menta fresca



Preparazione: 30' + frigo (3 ore)

  • Spezzate la gelatina e copritela di ac­qua fredda. 
  • Sbucciate il melone, toglie­te i semi, frullatelo con lo zucchero. 
  • Sbucciate il kiwi, tagliatelo a fettine e fatelo cuocere, in un pentolino, a fuoco basso, per due minuti. 
  • Fate bollire 3 cucchiai di succo d'a­rancia, toglieteli dal fuoco, aggiungete la gelatina scolata e strizzata, fatela scio­gliere mescolando. 
  • Unite il succo d'a­rancia rimasto, il melone e altro succo fino ad avere 4 di di composto della consistenza simile a quella dell'olio. 
  • Disponete kiwi, fragole pulite e pe­sca a fettine in uno stampo a cassetta da 3/4, rivestito con pellicola per ali­menti. 
  • Versate il composto di gelatina e mettetelo a rassodare in frigo, per 3 ore.

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