Di Vin Dolze a Breganze parla nel 1610 Andrea Scoto in un libro intitolato “Itinerario”. Viene prodotto già allora con l’uva Vespaiola, il cui nome si deve alla particolare attrazione esercitata dai suoi acini sulle vespe, inebriate dal profumo e dalla particolare dolcezza. Da sempre a Breganze i grappoli più sani e più spargoli (aperti) di Vespaiola vengono messi da parte e attorcigliati con degli spaghi (da cui il nome: attorcigliato, intorcolato) per essere appesi alle travi delle soffitte.
"....vino prezioso...vinsanto prelibato...dolcissimo Pasquale"
Con queste parole il poeta Aureliano Acanti, nel 1754 nel "Roccolo Ditirambo" guida ai vini vicentini, parlava del vino dolce di Breganze, continuando "....Si dice questo vino Pasquale, perché si fa se non verso Pasqua d'agnello, serbandosi fino allora l'uva appiccata all'aria...Vinsanto si fa pure in Verona ed in Brescia: ma il Vicentino non cede né all'uno né all'altro"
Il vino bianco Breganze Torcolato prodotto principalmente in Veneto è un vino Torcolato Di Breganze Bianco Dolce, la cui coltivazione e preparazione abbonda principalmente nei comuni di Breganze, Fara, Mason, E Marostica, Bassano, Sandrigo, dove con il passare degli anni la storia del vino Breganze Torcolato Di Breganze Doc ha assunto le caratteristiche di un prodotto di qualità indiscutibile.
Tanti sono, difatti, i produttori di qualità presenti in questa regione, alcuni dei quali di distinguono per per il sapore unico ed inconfondibile dei propri vini e per l'elevato livello qualitativo della loro coltivazione. Anche il vino Breganze Torcolato Di Breganze Doc si caratterizza per i medesimi aspetti che contraddistinguono tutti i vini bianchi che, a differenza dei vini rossi, sono distinti da una vinificazione che non prevede il contatto tra vinacce e mosto in trasformazione.
Il Torcolato, vino bevuto dall'antichità sia dalle famiglie ricche che da quelle più umili, al quale sono stati attribuiti molti riconoscimenti ad iniziare dal 1909 quando, presentato da Arnaldo Carli all'Esposizione di Lonigo, vince la medaglia d'oro. Nel 1980 varca il confine nazionale raggiungendo l'America, nel 1983 conquista un articolo sulla rivista "Gourmet", e nel '93 è presente anche sul "The New York Times".
La produzione.
I grappoli restano in appassimento per almeno cinque mesi nelle soffitte (tradizionalmente le stanze più asciutte delle case) oggi sostituite da appositi fruttai. A gennaio, quando l’appassimento è completato, le uve vengono pressate direttamente con un torchio ottenendo un succo particolarmente denso e dolce, ma rese molto limitate. La fermentazione impiega oltre cento giorni e si arresta lasciando al vino un generoso residuo zuccherino. Per essere consumato il Torcolato necessita però ancora di due anni di affinamento in piccole botti di rovere e di acacia e una sosta in bottiglia.
Un vino unico.
Luigi Veronelli lo indicava come “un dolce non dolce” ed è questa la definizione che meglio descrive la peculiarità del Torcolato, dove l’indubbia dolcezza è bilanciata da una straordinaria freschezza: in bocca le componenti si fondono armonicamente lasciando una piacevole sensazione di pulizia, già dopo il primo sorso. Mai stucchevole, il Torcolato permette sempre nuovi e affascinanti matrimoni di sapori.
In degustazione.
Dal colore dell’oro, il Torcolato presenta profumi intensi di miele, frutta matura, come uva passa, albicocca disidratata, fico, note di vaniglia e mandorle dolci. In bocca è avvolgente, morbido e al tempo stesso fresco. È molto intenso e persistente, riproponendo nel retrogusto tutte le sensazioni aromatiche incontrate all’olfatto.
Gli abbinamenti.
Il Torcolato si gradisce con pasticceria secca, dolci di credenza come biscotti o dolci con mandorle. Ma è nell’abbinamento con il salato che regala le soddisfazioni più grandi: con formaggi stagionati ed erborinati, con piatti a base di fegato e fois gras. I più curiosi lo possono provare anche con crostacei dolci e aragoste.
Il torcolato si presenta con un giallo dorato caldo dai riflessi ambrati. All'olfatto è fine e complesso con intensi profumi di frutta matura, esotica, albicocca secca e confettura, si possono riconoscere sentori di miele di acacia e leggera vaniglia.
Il gusto è dolce ma non stucchevole, la buona acidità mitiga la dolcezza e i tannini ceduti dal legno si fondono perfettamente con l'alcol che può variare tra gli 11 e i 13°. Presenta una lieve nota amarognola nel finale, ma del tutto piacevole.
Un vino come si suol dire "da meditazione", che accompagna molto bene la pasticceria secca ma anche tartine al patè de foie gras e formaggi erborinati, stagionati e saporiti.
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