Il confetto – dal latino confectum, che significa confezionato – è un piccolo dolce preparato rivestendo mandorle, pistacchi, cioccolato, canditi o pasta di mandorle con zucchero cotto. In Italia, che ne è il maggior produttore europeo, la produzione si concentra soprattutto in Abruzzo e Campania, e tra le specialità di maggior pregio vi è sicuramente il Confetto di Sulmona.
Si ottiene lavorando la pregiatissima mandorla di Avola all’interno di particolari caldaie rotanti dette “bassine”, in cui viene nebulizzata una soluzione di saccarosio che, evaporando, ricopre la mandorla con uno strato uniforme di zucchero. Le fasi di bagnatura e di essiccamento si alternano più volte nel corso della lavorazione. Seguono la lisciatura, l’eventuale colorazione e la lucidatura.
Il Confetto di Sulmona ha sapore particolarmente dolce e seducente perché prodotto senza l’impiego di addensanti; inoltre il processo di confettatura, lento e laborioso, rispetta tradizioni antiche, risalenti addirittura al XV secolo. Generalmente a forma di mandorla, questo confetto ha dimensioni e colori variabili, dettati dalla ricorrenza cui è destinato: bianco per matrimoni, rosa o azzurro per battesimi, dorato per nozze d’oro. Un cenno particolare spetta al Cannellino di Sulmona, confetto lungo e sottile ripieno di cannella, di cui anche il poeta Giacomo Leopardi fu goloso.
Da tutta Sulmona la vista spazia sulle ampie valli rigate dai fiumi, risale lungo i fianchi delle grandi montagne dell’Appennino fitte di boschi, scopre i paesini arroccati sui cocuzzoli, indugia sui torrioni dei castelli.
Qui è nato Ovidio, il poeta latino che cantò l’amore e l’arte di amare, sentimenti di cui i confetti sono spesso la dolce conclusione. E infatti, a Sulmona, si respira una meravigliosa aria quasi zuccherina. La città stessa è una straordinaria seduttiva bomboniera, un continuo invito a nozze e a feste, un susseguirsi di negozi e di vetrine scintillanti colme di queste mandorle chiuse in involucri di zucchero d’ogni colore e sapore.
Confetti-ricordo a scandire le tappe della vita: verdi speranza per il fidanzamento; bianchi per il giorno delle nozze, d’argento per i venticinque anni dopo, d’oro per l’anniversario dei cinquanta e, volendo, gialli per il secondo “sì”.
Confetti rosa se nasce una bambina e celesti se è maschietto. Rossi per il giorno della laurea o di una qualsiasi altra festa che oggi si abbia voglia d’inventare. Anche confezioni a tema dove i confetti diventano un bouquet, un campo di margherite, un mazzo di fiori, una grappolo d’uva, una spiga, una rosa, la corona di un rosario o il volto della Vergine Maria. La fantasia dei confettieri non ha confini. Così si chiamano confetti anche quelli con il cuore di nocciola invece della mandorla e gli altri col ripieno di caffè, col sapore di cannella, d’anice o rosolio. D’altra parte non poteva essere altrimenti.
Qui fin dal 1500 le suore del Monastero di Santa Chiara esprimevano la loro creatività nelle cucine del convento rivestendo mandorle e nocciole di un composto bianco e cristallino (ottenuto riscaldando lo zucchero di canna) che poi legavano con fili di seta e componevano nelle forme più diverse: appunto dalla frutta, ai fiori, ai rosari. Una tradizione dunque d’arte artigianale che con l’avvento dell’industria non si è perduta, ma si estesa e perfezionata. Tanto che qui, a Sulmona, dal 1783 ha sede una delle più antiche fabbriche italiana di confetti, quella ormai storica della famiglia Pelino giunta ormai alla nona generazione. E senza mai aver tradito la secolare formula che nella confezione del confetto impone due regole: per il “cuore”, mandorle di Avola e per l’involucro solo zucchero purissimo fatto aderire al frutto in sottilissimi strati successivi, anche 200!
Dunque, un prodotto d’eccellenza che esclude l’impiego di amidi o farine, ed esige tempo e molta abilità nella lavorazione. Quanto alla mandorle la preferenza per quelle di Avola è dovuta al fatto che i frutti hanno un particolare piacevole retrogusto tra il dolce e l’amaro e che la loro lieve oleosità non macchia il candido rivestimento dello zucchero.
Inoltre, tempo addietro, alcuni coltivatori oltre a selezionare la varietà dei frutti ne migliorarono la qualità riuscendo a mettere a punto una calibratura che garantisce alle mandorle l’uniformità di un ovale pressocchè perfetto. Di conseguenza confetti altrettanto perfetti.
Si ottiene lavorando la pregiatissima mandorla di Avola all’interno di particolari caldaie rotanti dette “bassine”, in cui viene nebulizzata una soluzione di saccarosio che, evaporando, ricopre la mandorla con uno strato uniforme di zucchero. Le fasi di bagnatura e di essiccamento si alternano più volte nel corso della lavorazione. Seguono la lisciatura, l’eventuale colorazione e la lucidatura.
Il Confetto di Sulmona ha sapore particolarmente dolce e seducente perché prodotto senza l’impiego di addensanti; inoltre il processo di confettatura, lento e laborioso, rispetta tradizioni antiche, risalenti addirittura al XV secolo. Generalmente a forma di mandorla, questo confetto ha dimensioni e colori variabili, dettati dalla ricorrenza cui è destinato: bianco per matrimoni, rosa o azzurro per battesimi, dorato per nozze d’oro. Un cenno particolare spetta al Cannellino di Sulmona, confetto lungo e sottile ripieno di cannella, di cui anche il poeta Giacomo Leopardi fu goloso.
Da tutta Sulmona la vista spazia sulle ampie valli rigate dai fiumi, risale lungo i fianchi delle grandi montagne dell’Appennino fitte di boschi, scopre i paesini arroccati sui cocuzzoli, indugia sui torrioni dei castelli.
Qui è nato Ovidio, il poeta latino che cantò l’amore e l’arte di amare, sentimenti di cui i confetti sono spesso la dolce conclusione. E infatti, a Sulmona, si respira una meravigliosa aria quasi zuccherina. La città stessa è una straordinaria seduttiva bomboniera, un continuo invito a nozze e a feste, un susseguirsi di negozi e di vetrine scintillanti colme di queste mandorle chiuse in involucri di zucchero d’ogni colore e sapore.
Confetti-ricordo a scandire le tappe della vita: verdi speranza per il fidanzamento; bianchi per il giorno delle nozze, d’argento per i venticinque anni dopo, d’oro per l’anniversario dei cinquanta e, volendo, gialli per il secondo “sì”.
Confetti rosa se nasce una bambina e celesti se è maschietto. Rossi per il giorno della laurea o di una qualsiasi altra festa che oggi si abbia voglia d’inventare. Anche confezioni a tema dove i confetti diventano un bouquet, un campo di margherite, un mazzo di fiori, una grappolo d’uva, una spiga, una rosa, la corona di un rosario o il volto della Vergine Maria. La fantasia dei confettieri non ha confini. Così si chiamano confetti anche quelli con il cuore di nocciola invece della mandorla e gli altri col ripieno di caffè, col sapore di cannella, d’anice o rosolio. D’altra parte non poteva essere altrimenti.
Dunque, un prodotto d’eccellenza che esclude l’impiego di amidi o farine, ed esige tempo e molta abilità nella lavorazione. Quanto alla mandorle la preferenza per quelle di Avola è dovuta al fatto che i frutti hanno un particolare piacevole retrogusto tra il dolce e l’amaro e che la loro lieve oleosità non macchia il candido rivestimento dello zucchero.
Inoltre, tempo addietro, alcuni coltivatori oltre a selezionare la varietà dei frutti ne migliorarono la qualità riuscendo a mettere a punto una calibratura che garantisce alle mandorle l’uniformità di un ovale pressocchè perfetto. Di conseguenza confetti altrettanto perfetti.
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