La
Valle d’Aosta custodisce ricette tramandate dalla tradizione, che prevedono l’uso di ingredienti semplici come latte, panna, miele, pere, mele, nocciole, noci, castagne e mandorle.
Prende il nome dalla montagna più alta d’Europa il
Mont blanc preparato con castagne lesse, zucchero, latte, rum, cacao e panna montata. Panna, vaniglia, frutti di bosco, colla di pesce e
Tegole d’Aosta (tipici biscotti secchi dalla forma leggermente ondulata) sono invece il segreto del
Blanc manger.
La caratteristica forma a ferro di cavallo fa poi dei
Torcetti, a base di farina di frumento, burro e zucchero, un simbolo di buon augurio. Non c’è niente di meglio che accompagnare queste leccornie con un caffè bollente servito nella
Grolla, il tipico recipiente in legno munito di beccucci che consentono di bere tutti insieme. Come insegna la tradizione: “si beve tutti insieme, chi beve solo si strozza!”
Siamo riconoscenti ai
maestri cioccolatieri piemontesi per l’invenzione del
Gianduiotto, il rinomato cioccolatino preparato con il cacao, lo zucchero e le pregiate nocciole tonde gentili delle Langhe.
Sembra poi che a
Cuneo siano stati ideati i
Marron glacè, castagne sciroppate e ricoperte da una glassa di zucchero.
Il
Piemonte ci delizia inoltre con i
Baci di dama, i
Krumiri, i
Biscotti di Novara, da accompagnare con vino o rosolio, i
Bicciolani di Vercelli, biscotti arricchiti da una miscela di cannella, chiodi di garofano, coriandolo, vaniglia, noce moscata, macis e pepe bianco. E ancora il
Torrone d’Asti, la
Panna cotta, la
Torta di nocciole, il
Bunet, preparato con amaretti, zucchero, uova, latte cacao amaro e rum.
Quando si parla di dolci della
Lombardia il primo pensiero corre subito al tradizionale
Panettone milanese con burro, uvetta e canditi presente sulle tavole di tutta Italia nel periodo natalizio.
Tra le golosità locali ricordiamo anche la
Tortionata di Lodi, una torta di mandorle; la
Polenta dolce; i
Tortelli, gustosissime frittelle di Carnevale; gli
Amaretti, biscotti preparati con mandorle, albumi e zucchero, duri e croccanti sono quelli di Saronno, sono invece morbidi quelli di Gallarate; i
Brutti ma buoni di Gavirate e Gallarate; la
Sbrisolona, dolce tipico di
Mantova a base di farina e mandorle, è assolutamente vietato tagliarlo, la tradizione vuole che sia spezzato con le mani.
Ricordiamo inoltre la
Cotizza, una frittata dolce da consumare con il latte o il thè; la
Spongarda di Crema a base di miele e frutta secca; il
Bussolano, dolce della tradizione natalizia mantovana particolarmente duro a causa della mancanza di lievito, da inzuppare nel vino; il
Pan de mej preparato, come suggerisce il nome, con il miglio.
E passiamo al
Trentino Alto Adige: la Regione è rinomata per la produzione di mele. Numerosi sono i dolci dedicati al delizioso frutto, per esempio lo Strudel.
Nel
Sudtirolo ogni scusa è buona e non solo a Carnevale per preparare fragranti
Krapfen solitamente ripieni di marmellata all’albicocca, ma anche di crema o cioccolato. La tradizione sudtirolese prevede anche
Fëies da marmulada, ossia frittelle di marmellata. A
Bolzano inoltre possono gustarsi il
Pan dolce e i
Canederli alle albicocche, preparati con patate, albicocche, pan grattato, zucchero e cannella. Dolci tipici sono anche la
Crostata di rabarbaro e la
Torta di polenta e fichi.
Approdiamo in
Veneto: se a
Milano – come abbiamo visto – Natale vuol dire Panettone, a
Verona vuol dire
Pandoro. La guerra tra i due dolci simbolo del Natale è sempre aperta! Voi quale preferite? Noi per par condicio facciamo un “sacrificio” e li mangiamo entrambi!
I
Capezzoli di Venere, cioccolatini così denominati per la loro caratteristica forma, erano i preferiti dal compositore di Legnago Antonio Salieri. Cioccolato bianco, marzapane, mandorle e rum gli ingredienti di questa golosità che pare venisse apprezzata anche dal palato della moglie di Mozart.
Il Veneto ha poi una lunga tradizione di biscotti:
bussolai,
pevarini,
storti,
zaleti. I primi in particolare sono originari della coloratissima
Isola di Burano. A forma di ciambellina o di esse sono solitamente accompagnati a vini dolci, come vin santo, passito o zibibbo.
La
Gubana è sicuramente il dolce simbolo del
Friuli Venezia Giulia: originaria delle
Valli del Natisone, è un pane dolce a forma di chiocciola ripieno di frutta secca e spezie.
Se per voi la linea non è un problema potrete gustare in tutto il territorio friuliano le
Castagnole di Sacile, dolcetti a forma di castagna fritti nello strutto.
Originarie di
Trieste e
Gorizia sono le
Favette triestine, golose palline a base di mandorle bianche e maraschino. Per donare un colorito rosa si usa lo cherry mentre per le favette marroni si usano il cacao e il rum.
Quando si parla di
Amaretti non ci si riferisce solo a
Saronno o a
Gallarate ma anche a
Sassello, ridente cittadina in provincia di
Savona. Altre particolari attrattive del savonese sono i
Gobelletti (biscotti di pastafrolla farciti con marmellata e cosparsi di zucchero a velo) e i
Torcetti (biscotti fritti al rum). Se ci troviamo invece nella
Val d’Aveto approfittiamone per assaggiare la
Pinolata, torta rotonda e soffice dal colore dorato e dalla superficie ricoperta ovviamente di pinoli.
Non solo pandoro e panettone, in
Liguria il Natale si festeggia assaporando il
Pandolce genovese, basso e rotondo preparato con uvetta sultanina, zucca candita, pistacchi, pinoli, semi di finocchio, acqua di fiori d’arancio e marsala. La tradizione vuole che il membro più giovane della famiglia porti il dolce in tavola e che sia invece quello più anziano a tagliarlo.
Pan Speziale o
Certosino: così invece è chiamato il tradizionale dolce che allieta le festività natalizie in
Emilia Romagna, ma non è l’unico. Un posto di primo piano sulle tavole reggiane è riservato anche al
Biscione reggiano dalla caratteristica forma di drago o di serpente, è una pasta di mandorle ricoperta di meringa.
Si prepara, non solo a
Natale, ma anche in occasione delle festività pasquali la
Torta di tagliatelle, torta di pastafrolla ripiena di tagliatelle, mandorle, canditi e liquore.
I
Sugali sono dolci poveri della tradizione contadina preparati, dopo la vendemmia, con il mosto unito a farina, semolino, semi di anice, pane grattugiato e scorza di limone.
È originario di
Ferrara e precisamente di
Comacchio un singolare dolce a forma di topino, il
Topino d’Ognissanti che al posto degli occhi presenta due acini di uvetta. Il curioso biscotto nasce come ringraziamento dei comacchiesi alla Madonna per averli liberati dall’invasione dei topi che nel XV secolo infestarono il camposanto del paese, da qui la tradizione di prepararli in occasione della festa dei defunti.
Interminabile la lista di ingredienti di una leccornia originaria della zona orientale della regione, il
Burlengo romagnolo: farina bianca, farina gialla, farro, orzo, riso integrale, uva passa, latte, miele, uova, pan grattato, liquore, caffè, scorza di arancio, scorza di limone, fichi secchi, pinoli, mandorle, noci, mele, pere e cacao amaro in polvere! Il duro lavoro è però giustamente ricompensato!
Più semplice ma non meno saporita la
Torta Bonissima, una pastafrolla ripiena di miele e noci ricoperta da uno strato di cioccolato fondente, che dire … davvero b(u)onissima!!!
Per il momento concludiamo qui il nostro goloso viaggio. Speriamo di non avervi torturato troppo parlando di tutte queste golosità senza assaggiarne neanche un pezzettino!
Se avete intenzione di iniziare una dieta, vi conviene di rinviarla perché nei prossimi giorni il nostro viaggio nella dolcezza proseguirà per scoprire le prelibatezze che ci riservano il centro e il sud Italia!
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