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aprile 03, 2013

Moscato di Pantelleria ideale con dolci al cucchiaio o per accompagnare crostate e frutta fresca.

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Il Moscato di Pantelleria è un vino a DOC. che può essere prodotto esclusivamente nell'Isola di Pantelleria in provincia di Trapani.

Il Moscato di Pantelleria (sinonimo Zibibbo) è prodotto con la cultivar Moscato d'Alessandria, come tutti i moscati ha aromi tipici di moscato, dovuti principalmente a alcuni terpeni, di cui il linalolo è in questo vino il maggior rappresentante; se ne può avere un'idea anche masticando l'uva Italia e ponendo attenzione all'aroma retrolfattivo che si sprigiona.

Capo Zebib sembra sia il luogo di origine, di fronte Pantelleria in Africa, che rimanda ad un'importazione araba. Le fonti, a tal proposito, sono il Mendolia. Altre fonti, il Salomon, individuano l'origine in Alessandria d'Egitto da dove il nome di Moscato d'Alessandria.

Il Cupani per primo cita lo Zibibbo di Sicilia nell'anno 1696, ma c'era chi molto prima sottolineava il fatto che gli arabi chiamassero tale tipo di vite Zibibi. Il Nicosia vede nel M.d'A. una varietà di vite ideale per le pergole (1735).

Se nell'Ottocento lo Zibibbo era diffuso a Pantelleria fu di certo il Novecento a sancire l'exploit infatti è di questo periodo una produzione di poco inferiore agli 80.000 q.li di uva e poco meno di 15.000 hl di vino moscato (Scarponi). Tale cultivar tuttora continua ad essere la prima nella realizzazione di nuovi impianti.

È un vino da servire ad una temperatura di 10-12 gradi in bicchieri a tulipano medio piccoli ed è preferibile abbinarlo a formaggi erborinati accompagnati da confetture ottenute dal medesimo vino o dolci da forno, paste di mandorla, cannolo siciliano, cassata siciliana e anche gelati al pistacchio o alla ricotta; abbinamento più ardito può essere con il foie gras.
moscato pantalleria map
Pantelleria è un’isola di origine vulcanica. Nelle sue fertili terre si coltiva un vitigno antico, il Moscato d'Alessandria o Zibibbo, dall'arabo zabib, che significa frutta appassita al sole.


Per secoli la tradizione di produrre vino da uve appassite al sole è stata mantenuta in vita dai vignaioli panteschi, rendendo così possibile ancora oggi assaporare i sapori antichi di una cultura millenaria, tra cui primeggia il Moscato di Pantelleria doc. Vino voluttuoso, di grande piacevolezza: lo sapeva bene Giacomo Casanova, che ne offriva sempre un bicchierino alle belle prima di farle cadere nelle sue braccia. Sulle terrazze pantesche, in perfetta armonia con orzo, grano e capperi, crescono i vitigni di zibibbo dai quali si ricava il Moscato di Pantelleria.

Questo vino è prodotto da tempo immemorabile nell’isola di Pantelleria – sembra risalire già all'epoca dell'occupazione di Roma dell'isola – e può vantare una storia costellata di importanti riconoscimenti.
Premiato nel ’900 all'Esposizione di Parigi, fu inserito nel 1936 tra i vini tipici italiani per il suo "aroma delicato e fine e per il suo sapore vellutato, dolce, carezzevole, generoso", e ottenne la denominazione di origine controllata nel 1971, terzo tra i vini siciliani.

Il Moscato di Pantelleria nasce da una varietà di Moscato contraddistinta da un'elevata concentrazione zuccherina e da una grande ricchezza aromatica, grazie al sole generoso sotto il quale quest'uva giunge a maturazione. Sono proprio il profumo delle uve e il sapore dolce e aromatico a fare di questo vino un eccellente esempio delle potenzialità enologiche dell'isola.

Dopo la vendemmia, in genere tardiva, avviene la pigiatura delle uve, in seguito alla quale il mosto è lasciato brevemente macerare sulle bucce perché si arricchisca di aromi ed è poi fatto fermentare senza residui solidi. Queste uve fanno scaturire un mosto di una dolcezza naturale senza pari.

Diventato vino, non tutto lo zucchero si trasforma in alcol: il risultato è un trionfo di solarità e pienezza. È prodotto anche nelle versioni Dorato, Spumante e Liquoroso. Dal 1997 il Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini a doc dell'isola di Pantelleria (www.consorziopantelleria.it) lavora per il "rinascimento" del vino pantesco, sul livello produttivo, normativo e sociale, e soprattutto per una salvaguardia colturale e culturale.
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