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agosto 22, 2012

5 Ricette di Dolci Tradizionali della Cucina Siciliana.


Non c'è festa popolare in Sicilia senza "turrunari". Il torrone infatti è diffuso in tutta l'isola ed è di origine araba, come lo è anche la parola qubbayt, che in siciliano è diventata "cubbàita".
Originariamente fatto soltanto di miele, mandorle e "giuggiulena", semi di sesamo, nel tempo si è diffuso con miriadi di varianti in base ai prodotti disponibili.
Ad esempio a Licata un tempo si preparava  la "cicirata", fatta con ceci tostati e cotti nel miele, mentre oggi i più noti sono quelli con mandorle e pistacchio, tradizionali a Paternò per la festa della patrona S. Barbara, o quelli ricoperti di cioccolata di Piazza Armerina.
Sono molto diffusi sono anche i torroni con nocciole e arachidi.

La cuccìa è un dolce tipico palermitano, a base di grano bollito e ricotta di pecora o crema di latte bianca o al cioccolato. Viene guarnito con zuccata, cannella e pezzetti di cioccolato, ed è tradizionalmente preparato e consumato in occasione della festa di Santa Lucia (13 dicembre).
Secondo la tradizione, infatti, il 13 dicembre del 1646 approdò nel porto di Palermo una nave carica di grano, che pose fine ad una grave carestia. Per poterlo consumare immediatamente il grano non venne macinato, ma bollito e mangiato. Per ricordare quel giorno, i palermitani tradizionalmente non consumano cibo a base di farina, ma cuccia ed arancine.

La variante del trapanese consiste nel consumare il frumento bollito semplicemente con il cosiddetto "vino cotto", che altro non è che il mosto di vino cotto fino alla riduzione a circa 1/6 del volume originario e alla caramellizzazione.

Da notare che nome analogo, anche se di diversa origine e composizione, ha anche un piatto tipico della cucina cilentana; la Cuccìa cilentana è un piatto composto da vari legumi - fagioli, ceci, grano, farro, mais - cotti separatamente e poi riuniti insieme e serviti con una fetta di pane abbrustolito.
S. Lucia (13 dicembre) è santa venerata da molte parti. Insieme ad Agata (Catania) e Rosalia (Palermo) compone una triade molto venerata in Sicilia, e non solo. Tanto per dire: S. Lucia è venerata a Venezia, che per molto tempo ne ha conteso le reliquie a Siracusa, ma è venerata anche in Svezia. Stranamente, però, la sua fama culinaria si deve alla città di Palermo ed è legata al famoso episodio del carico di grano che arriva in città, dopo una lunga carestia, il 13 dicembre.


La petrafennula (o pietrafendola, petrafernula) è un tipico dolce siciliano, diffuso in tutta l'isola, e consumato per la festa dell'Immacolata e nel periodo natalizio.Di origine araba , viene preparato con miele, mandorle, bucce di cedro e arance, confetti e cannella, ed è una sorta di torrone estremamente duro. Con l'espressione Fàrisi petrafènnula ("diventare petrafennula") si intende infatti "irrigidirsi in un proponimento o rendersi inamovibile da un luogo.Si tratta di scorza di cedro grattugiata e cotta nel miele. E’ una specialità della zona di Modica ed è forse il dolce più duro che esista, molto difficile da sgranocchiare e più semplice da tagliare a pezzetti e tenere in bocca proprio come una caramella.
La sua durezza ha generato il modo di dire "Fàrisi petrafènnula", ossia di una persona ferma nei suoi propositi. Sfinci: Delle frittelle di antichissima tradizione, tipiche della Sicilia occidentale. Si fanno con farina, patate lesse schiacciate, lievito, sale e degli indispensabili semi di finocchio. Una volta ridotta in ciambelle, la pasta viene fritta in olio: le frittelle vanno mangiate calde, dopo averle spolverate con lo zucchero a velo.




I frutti della Martorana appartengono alla ben fornita categoria dei dolci di origine ecclesiastica: il convento della Martorana a Palermo resta celebre soprattutto per questi biscotti di pasta di mandorle e zucchero che le suore scolpivano fino a far prendere loro la forma di piccoli frutti. La ricetta prevede che il composto di base sia messo a cuocere in un recipiente di rame e poi lavorato ancora caldo nelle forme desiderate. Il passaggio nel forno è l'ultimo atto del rituale che dà questi magnifici frutti.
La frutta di Martorana è un tipico dolce siciliano (più precisamente palermitano) e reggino, famoso nel mondo, simile al marzapane ma notevolmente più dolce e saporito, a base esclusivamente di farina di mandorle e zucchero e confezionato tradizionalmente in forma di frutta. Viene tradizionalmente preparata nelle celebrazioni della Festa dei Morti.
Secondo una nota tradizione, la frutta di Martorana è nata perché le suore del convento della Martorana, per sostituire i frutti raccolti dal loro giardino ne crearono di nuovi con mandorla e zucchero, per abbellire il convento per la visita del papa dell'epoca.


Ancora oggi si vedono in Sicilia i fichi asciugati al sole e infilati in lunghi fili di spago o "incannati", cioè infilzati in spiedi di canne. Parte di questi serviranno in inverno per fare i buccellati, dolci natalizi che, ancora oggi, contrastano il passo con onore ai nordici panettoni e pandoro. Il "cucciddatu" ha un'origine antica e un sicuro antenato nel "panificatus"dei romani.
Il suo nome deriva dal tardo latino buccellatum, cioè pane da trasformare in buccelli, ossia bocconi, per la sua morbidezza. Diverse sono le varianti per forme e misure: nel palermitano gli "ammara-panza" sono tipi scadenti di buccellati che servono a riempire lo stomaco.
 
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1 commento:

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