}

maggio 30, 2013



 
Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
1

vini e dolci1_thumb[2]_thumb_thumb
Come prima raccomandazione devo ricordare che non dobbiamo bere vini secchi con i dolciumi in genere. Purtroppo è consuetudine stappare spumanti brut con il dolce, è un “bisticcio” gustativo che deve essere evitato perché rovina i sapori! Ricordiamo sempre che con i prodotti di pasticceria vige il principio della concordanza per cui sono i vini amabili o dolci che devono accompagnare il nostro dolce. Dovremo orientarci verso vini che abbiano come qualità gustativa fondamentale la dolcezza più o meno evidente ( un residuo zuccherino minimo 25/30 grammi/litro) tenendo conto in seconda battuta dell’aromaticità e dell’alcolicità. Ovviamente, anche in questo caso il corpo di un vino deve essere conforme alla struttura della pietanza.

Normalmente si preferisce escludere l'abbinamento di un vino al cioccolato , con i dolci a base di cioccolato può andare bene un vino liquoroso di grande complessità aromatica o un vino chinato con un buon livello zuccherino. Infatti dato che il caratteristico aroma, il sapore amarognolo ed il burro di cacao, altererebbero irrimediabilmente il sapore del vino (il particolare aroma-amaro, viene conferito dalla trasformazione degli zuccheri in caramello, dagli alcaloidi e dal tannino, uniti a composti aromatici dovuti alla precedente fermentazione delle fave di cacao in cassoni di legno; mentre il burro di cacao crea una patina untuosa sulle papille gustative. Con il cioccolato puro o mousse di cioccolato la scelta obbligata è per un vino molto complesso (si consigliano grandi Porto, marsala, passiti o vini chinati).
Secondo i sacri crismi della sommellerie e i testi canonici non è previsto un abbinamento del genere e sommelier ed enologi preferiscono consigliare il mariage del cioccolato con un distillato dal gusto caldo, morbido e corposo, come un Rum o un Cognac o un brandy spagnolo.

In realtà, però, negli ultimi anni, nella sommellerie, e soprattutto tra gli appassionati, si è fatta strada una diversa opinione e una maggiore disponibilità ad andare oltre i canoni, e al cioccolato sono stati via via accostati, con maggiore o minore successo, una serie di vini che alla prova dei fatti hanno dimostrato di funzionare bene con le preparazioni golose dove il cioccolato è protagonista. Parlo di vini tipicamente italiani come il Marsala, L'Anghelu Ruju a base di Cannonau prodotto in Sardegna da Sella & Mosca, un Recioto della Valpolicella, e poi, spostandoci all’estero, tra Portogallo e Spagna, Porto, Pedro Ximenez e Sherry.

Bagnoli passito liquoroso dolce naturale.
bagnoli
Quando ci si appresta a parlare di vini rilevanti realizzati all'interno della regione Veneto si è costretti a menzionare il vino Bagnoli Passito, vino rosso di grande fattura e tradizione.
E' tramite l'utilzzo di uve Raboso del Piave o Veronese sottoposte ad appassimento che nasce il Bagnoli Passito, viti allevate nei territori di Bagnoli di Sopra, Padova, Battaglia Terme, Candiana, Monselice, Terrassa, San Pietro Viminario, Pernumia, Tribano che danno origine ad un vino unico e inimitabile.
Vino Bagnoli Passito: caratteristiche organolettiche:
E' con vista, olfatto e il gusto che vengono alla luce tutte quante le qualità naturali di un vino di qualità; è per questo che l'atto di degustare un vino DOC si concretizza l'esame dei 5 sensi.
Deriva dalla qualità degli uvaggi utilizzati il vino Bagnoli Passito il colore rosso rubino tendente al granato da invecchiato della DOC che appaga gli occhi. Assaporandolo ciò che emerge è un gusto amabile e vellutato, mentre all'olfatto il vino Bagnoli Passito appare gradevole.

Pomino Vin Santo.
pomino vin santo
Il Pomino Vin Santo è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Firenze.
Il Pomino Vinsanto  è cremoso e dolce ma non stucchevole al palato, questo vino può essere servito col paté de fois gras come aperitivo e si abbina bene alla pasticceria secca con nocciole e mandorle.
Come in molte altre zone della Toscana, anche a Pomino la storia inizia da molto lontano, con l'opera e le idee di un precursore ottocentesco, il signor Alessandro degli Albizi, che negli anni 40 dell'Ottocento entrò in possesso delle proprietà di Pomino, poi confluite nel patrimonio Frescobaldi in seguito al matrimonio della sorella di Vittorio, Leonia, con un membro di quella famiglia.
Vittorio si inserì proprio in quegli anni nel dibattito che aveva come oggetto l’ammodernamento della vitivinicoltura.
In una "memoria" illustrò il suo progetto in campo vitivinicolo: di fronte alla congiuntura favorevole e alla necessità di ricostituire il patrimonio viticolo depauperato dall’oidio, sviluppò l'idea della vite in coltura esclusiva, all'interno di una fascia altimetrica sottratta ai condizionamenti dell'alberata toscana, attraverso una scelta razionale di vitigni sottoposti alla sperimentazione agronomica.
Vittorio così importò in Italia la tecnologia vitivinicola dei francesi. Decise quindi di sostituire o integrare con altri tipi di uve i vitigni, allora in uso a Pomino (Sangioveto, Canaiolo e Trebbiano), tutti a maturazione tardiva, abbandonando al tempo stesso la coltura promiscua in favore della coltura viticola specializzata submontana, tra i 500 e i 650-700 metri di altezza, che ben si prestava a produrre "vini fini e più squisiti", capaci di un raffinato bouquet.
Fin dal 1855 aveva introdotto a Pomino vitigni francesi dalla borgogna quali Pinot Noir, Pinot Gris e Blanc, oltre a Chardonnay e Sauvignon, nell’intento di ottenere lo "chablis di Pomino". E’ quindi su queste basi storiche che questo vino, migliorato con nuovi vitigni selezionati clonalmente in loco, ha infatti ottenuto la DOC nel 1983.
La DOC “Pomino” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal presente disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
Bianco, Rosso, Bianco riserva, Rosso riserva, Bianco Vendemmia tardiva, Rosso Vendemmia tardiva, Vin Santo, Vin Santo Occhio di Pernice, Pinot Nero, Merlot, Chardonnay, Sauvignon, Spumante Bianco e Rosato, Spumante Bianco e Rosato riserva.
 
vino Aleatico-di-Puglia-Passito-DOC-Feudi-di-San-Marzano
L’Aleatico di Puglia Doc è un vino dolce naturale che si produce in Puglia da secoli, presenta una gradazione minima di 15 gradi ed è proposto sia nelle tipologie Dolce naturale e Liquoroso dolce naturale, versione in cui il leggero appassimento delle uve innalza il tasso minimo di alcolicità fino ai 18,5 gradi. Ottimo sulle preparazioni dolci a base di pasta di mandorle va molto bene anche su dolci caldi (tortini e sformati) a base di cioccolato.
L’altro grande vino italiano da cioccolato è prodotto in Piemonte dalla fine del 1800, ed è il il Barolo Chinato, un vino speciale prodotto con Barolo a denominazione d'origine controllata e garantita, aromatizzato con corteccia di china calissaia, radice di rabarbaro e di genziana i cui principi attivi vengono estratti mediante macerazione a temperatura ambiente con aggiunta finale di spezie aromatizzanti, tra cui il prezioso seme di cardamomo. Aiutato dalla fama di vino medicinale e nella tradizione piemontese l'antidoto principale a tanti malanni e raffreddori, consumato come vin brulé, caldo e corroborante, il Barolo Chinato, oltre che squisito digestivo naturale è visto come il vino ideale per reggere e completare il gusto persistente anche dei cioccolati più ricchi di cacao.
vino Banyuls
Raccontare il Banyuls ed il Maury, soprattutto a coloro che non hanno avuto ancora l’occasione di assaggiarli, richiederebbe molto tempo. Basta dire che il Banyuls è un vino dolce naturale, ottenuto a partire da Grenache al 75% per il Banyuls Grand Cru e al 50% per il Banyuls. Gli altri vitigni impiegati sono il Grenache grigio (tra 15 e 40%), il Carignan, il Cinsault, il Syrah e il Mourvèdre (10%). Il Banyuls è generalmente rosso, ma si vinifica anche, ben più raramente, in bianco o in rosé.
La tecnica di produzione è particolare: dopo pigiatura e diraspatura, la fermentazione a contatto con le bucce dura da tre a sei settimane. A questo punto la fermentazione viene interrotta aggiungendo alcol a 96° in una proporzione fra il 5 e il 10% del mosto. Quest'aggiunta è precoce per produrre un Banyuls dolce, più tardiva per un Banyuls secco. Il vino ottenuto titolerà fra i 15 e i 18 gradi. I Banyuls si conservano nella cantina fino al settembre successivo alla loro elaborazione. I "Grand cru" restano in botte per almeno due anni e mezzo, ma vengono invecchiati in genere molto di più, fra i sette e i dieci anni, perché acquistino la complessità e la pienezza del bouquet. L'invecchiamento avviene in botti di quercia esposte all'aria aperta o in damigiane di vetro, in cosiddetti bon bons.
All’assaggio mostrano un bouquet aromatico intenso, complesso e finissimo, con aromi di frutta sotto spirito, pepe nero, caffè tostato, cioccolato, spezie, prugne cotte, mandorle tostate, tabacco, e ciliegie e in bocca un gusto intenso, grasso, succulento, di frutta matura, una grande ricchezza di sapore e una densità che si sposano meravigliosamente ai dolci a base di cioccolato.
vino maury-domaine-du-mas-de-lavail
Ultima raccomandazione lo spumante dolce viene servito in genere nei bicchieri a forma di coppa, mentre quello secco nei bicchieri a forma di calice (flute), i vini dolci in bicchieri a forma di tulipano,per i vini passiti e liquorosi si preferisce la forma renana (piccoli a bocca stretta.
 
Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
0

maggio 29, 2013

CremaFrittaRum
Ricetta per persone n.
4

Ingredienti:
120 g di farina
120 g di zucchero
6 uova
1/2 l di latte
1 bicchierino di rum
limone
pangrattato
zucchero a velo
olio


      Preparazione: 30’ + 10’ di cottura

        • In una casseruola mettete la farina, lo zucchero, la buccia grattugiata di mezzo limone.
        • Mescolate bene e incorporatevi prima tre uova intere ben sbattute e poi un tuorlo alla volta tenendo da parte gli albumi.
        • Diluite il composto con il latte, ponete sul fuoco e, sempre mescolando nella stessa direzione, lasciate addensare.
        • Appena raggiunge l’ebollizione versate nella crema il bicchierino di rum, mescolate e ritirate.
        • Versate la crema su una superficie piana, lasciatela raffreddare, tagliatela a piccole losanghe, passatele negli albumi battuti e poi nel pangrattato.
        • Friggetele in abbondante olio bollente, ritiratele quando sono dorate, asciugatele su carta assorbente e spolverizzatele con lo zucchero a velo.

      Quanto nutre una porzione: 535 calorie.

       
      Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
      0

      vini-e-dolci1_thumb2_thumb
      Come prima raccomandazione devo ricordare che non dobbiamo bere vini secchi con i dolciumi in genere. Purtroppo è consuetudine stappare spumanti brut con il dolce, è un “bisticcio” gustativo che deve essere evitato perché rovina i sapori! Ricordiamo sempre che con i prodotti di pasticceria vige il principio della concordanza per cui sono i vini amabili o dolci che devono accompagnare il nostro dolce. Dovremo orientarci verso vini che abbiano come qualità gustativa fondamentale la dolcezza più o meno evidente ( un residuo zuccherino minimo 25/30 grammi/litro) tenendo conto in seconda battuta dell’aromaticità e dell’alcolicità. Ovviamente, anche in questo caso il corpo di un vino deve essere conforme alla struttura della pietanza.
      I dolci a base di frutta fresca, con tendenza acida piuttosto percettibile, devono essere abbinati a vini bianchi dolci dal profumo abbastanza intenso, morbidi e solo abbastanza freschi; se i frutti impegati sono fragole, pesche gialle o altri che determinano sensazioni di dolcezza un pò inferiore, è sicuramente più indicato un vino bianco leggermente aromatico, fruttato e fresco.

      Oltrepò Pavese Malvasia frizzante dolce.

      oltrepo pavese malvasia
      La denominazione Oltrepò Pavese è riservata ai vini DOC la cui produzione è consentita nella zona chiamata Oltrepò Pavese compresa nella fascia collinare della provincia di Pavia a sud del Po. A partire dalla vendemmia 2007 è stata riconosciuta la DOCG al vino spumante Oltrepò Pavese metodo classico.
      Il vino bianco Oltrepo Pavese Malvasia Doc prodotto specialmente in Lombardia è un vino Malvasia Bianco Secco, la cui coltivazione e preparazione abbonda specialmente nei comuni di Santa Maria Della Versa, Oliva, Gessi Montalto, Casteggio, Codevilla, Torrazza, Rivanazzano, Volpara, Casteggio, Retorbido, Montu', Montecalvo, Montu,' Roccade Giorgi, Cigognola, Canneto Pavese, Broni, dove col tempo la cultura del vino Oltrepo Pavese Malvasia Doc è diventata un prodotto di eccellenza regionale. Tanti sono, appunto, i produttori di eccellenza collocati in questa regione, alcuni dei quali spiccano particolarmente per la loro qualità e per l'elevato livello qualitativo della loro coltivazione. Anche il vino Oltrepo Pavese Malvasia Doc si caratterizza per i medesimi aspetti che contraddistinguono tutti i vini bianchi che, a differenza dei vini rossi, sono segnati da una vinificazione che non prevede il contatto tra vinacce e mosto in trasformazione.

      Moscato di Noto.
      val di noto
      Il Moscato di Noto si produce nella Sicilia orientale, nei comuni di Noto, Rosolini, Pachino e Avola, in provincia di Siracusa. E’ ottenuto con le uve di Moscato bianco, localmente denominato Moscato giallo o Moscatella, e, in base al disciplinare, può essere naturale, spumante e liquoroso.
      La sua gradazione alcolica deriva in parte dalla fermentazione delle uve (6,5%) ed in parte dall'aggiunta di etanolo di provenienza enologica. Dopo 5 mesi dall'alcolizzazione può essere commercializzato.
      Il Moscato è uno dei vitigni tradizionali della zona più a sud della Sicilia ed è il frutto del lavoro di tanti viticoltori che non hanno voluto dimenticare secoli di storia, continuando a coltivare il vitigno che ne è la base.
      Il sapore è dolce e morbido, caldo e avvolgente al palato; l'aroma fruttato e intenso.
      Un vino da dessert il cui abbinamento classico è la tradizionale pasta di mandorle, ma che può essere assaporato anche con altri dolci.


      Colli di Rimini Rebola.

      vino colli di rimini
      Il Colli di Rimini Rebola dolce è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Rimini. Antico vitigno di origine italica diffusosi in varie Regioni con diversi sinonimi, quali: Procanico, Trebbiano Toscano e Bianchello. In Francia, probabilmente portato dai legionari Romani quando colonizzarono la Gallia, è coltivato con il nome di Ugni Blanc ed è usato, in uvaggio, per ottenere i vini bianchi provenzali.
      In Italia è coltivato in molte Regioni: nelle Marche, da cui si ottiene in purezza il Bianchello del Metauro ed in uvaggio il Falerio dei Colli Ascolani; in Toscana da cui si ottiene in uvaggio il Galestro, il Montecarlo Bianco ed altri buoni vini. Vinificato in purezza da un vino giallo paglierino scarico con sfumature verdognole. Il profumo è sottilmente fruttato e floreale. Il corpo è snello e vivace. Anticamente il Biancame rappresentava il principale vitigno bianco coltivato nell'entroterra riminese.

      Moscato giallo Trentino Alto Adige.
      moscato-giallo-trentino-tarcazal
      Il Moscato Giallo si rivela particolarmente armonico, netto, ben caratterizzato. È un vino dal colore paglierino dorato, armonico, profumato; può essere gradevolmente dolce oppure secco.
      Le uve Moscato Giallo, di origine greca, appartengono alla grande famiglia dei moscati. Sono questi i vini maggiormente citati nell’antichità: il latino Catone non mancò di parlare delle uve “apiane” (ossia il Moscato), così chiamate perché i grappoli erano visitati dalle api. Nel corso del Rinascimento l’uva assunse il nome attuale, forse a causa della somiglianza con il “muschiato”, essenza animale molto diffusa a quei tempi.
      Attraverso molteplici incroci furono prodotte notevoli varietà diverse di Moscato, di colore bianco, giallo, nero e rosa. Alla fine del secolo scorso ne furono distinte ventiquattro differenti tipologie. Difficilmente in altre regioni è però riscontrabile la produzione di Moscato nella sua versione secca.
      Il disciplinare prescrive che l’Alto Adige Moscato Giallo, o Goldenmuskateller o Goldmuskateller, sia prodotto utilizzando le omonime uve per almeno il 95%, eventualmente completate da altre a bacca bianca (massimo 5%).

      Greco di Tufo (Campania).
      greco di tufo
      Il Greco di Tufo, coltivato, oltre che nel comune di Tufo da cui prende nome, in altri sette paesi tutti in provincia di Avellino, è il più antico vitigno locale a bacca bianca. Originariamente conosciuto con il nome di Aminea Gemina, fu importato millenni fa dalla regione greca della Tessaglia dai Pelagi e, a testimonianza della sua lunga storia, rimane un affresco pompeiano del I secolo a.C., dove si menziona esplicitamente il “vino Greco”.
      All’inizio, la sua diffusione comprendeva anche le pendici del Vesuvio, come ricordano Columella, Plinio il Vecchio e Virgilio, ma si attestò presto in Irpinia, zona tanto vocata e importante per l’enologia campana e nazionale che nel XIX secolo fu costruita una linea ferrata, subito ribattezzata “ferrovia del vino”, che facilitò moltissimo l’esportazione verso i mercati italiani ed europei.
      Il terroir di Tufo e dei Comuni limitrofi, di natura vulcanica e gessosa, infatti, riesce a regalare al Greco caratteristiche di eccezionale mineralità, freschezza e grande capacità di invecchiamento per un vino bianco. Oggi, il vitigno Greco è coltivato anche in altre zone della Campania e concorre alla creazione di svariate Doc regionali, senza però raggiungere i livelli di eccellenza irpini.
      Tutelato con la Docg dal 2003, il Greco di Tufo ha colore giallo paglierino più o meno intenso, odore gradevole, fine, caratteristico, con nette sensazioni di frutta e un finale balsamico alla mentuccia; in bocca è fresco e secco, con buona spalla acida, spiccata mineralità e un tipico finale di mandorla amara. Per la sua produzione può concorrere fino al 15% di Coda di Volpe, altro vitigno autoctono campano, ma i migliori produttori lo vinificano in purezza.
      Il disciplinare prevede anche una versione spumante, realizzata con metodo classico e un affinamento in bottiglia di almeno 36 mesi, che si rivela ottima come aperitivo o in abbinamento ad antipasti di mare freddi.
      Il Greco di Tufo, servito a una temperatura di 8, 10°, è l’accompagnamento ideale di pesce e crostacei, ma si sposa perfettamente anche con uova e torte salate, mozzarella di bufala e risotto alle verdure, carni bianche.

      Vermentino dei Colli di Luni (Liguria).
      colli-di-luni-vermentino-numero-chiuso-2008
      Il vino della Lunigiana ha ottenuto la I.G.T. "Val di Magra" il 9 Ottobre 1995. La storia di questo vino è assai recente e l'I.G.T. è il conoscimento della qualità raggiunta grazie all' impegno dei viticoltori locali. La I.G.T. " Val di Magra" comprende quasi tutta la Lunigiana, da Pontremoli, ad Aulla, ad esclusione dei comuni di Zeri e Comano.
      Da segnalare inoltre il Colli di Luni la cui D.O.C. è stata concessa nel 1990. Nella zona di Luni furono gli Etruschi a coltivare i vigneti per primi, poi lasciati alle cure dei Romani che nei pressi dei loro celebri insediamenti producevano il Lunense.
      La collocazione geografica della produzione del D.O.C. Colli di Luni si trova a cavallo fra la regione Liguria e la Toscana. La D.O.C. "Colli di Luni" comprende i tre comuni di Fosdinovo, Aulla e Podenzana nella provincia di Massa-Carrara, e ben quattordici comuni nella provincia di La Spezia. Di seguito descriviamo distintamente i vitigni utilizzati per il D.O.C. Colli di Luni e l'I.G.T. Val di Magra.
      L'uvaggio richiesto per il vino Vermentino è (90%) e altri vitigni autorizzati e raccomandati fino ad un massimo del 10%; per il vino Bianco: Vermentino (minimo 35%) Trebbiano toscano (25-40%) altri vitigni a bacca bianca, raccomandati o autorizzati fino ad un massimo del 30%;per il tipo Rosso: Sangiovese (60-70%), Canaiolo e/o Pollera nero e/o Ciliegiolo (almeno il 15%), altri vitigni a bacca nera, raccomandati o autorizzati fino al 25%, con un limite del 10% per il Cabernet.
      Ultima raccomandazione lo spumante dolce viene servito in genere nei bicchieri a forma di coppa, mentre quello secco nei bicchieri a forma di calice (flute), i vini dolci in bicchieri a forma di tulipano,per i vini passiti e liquorosi si preferisce la forma renana (piccoli a bocca stretta.

       
      Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
      0

      vini e dolci1_thumb[2]
      Come prima raccomandazione devo ricordare che non dobbiamo bere vini secchi con i dolciumi in genere. Purtroppo è consuetudine stappare spumanti brut con il dolce, è un “bisticcio” gustativo che deve essere evitato perché rovina i sapori! Ricordiamo sempre che con i prodotti di pasticceria vige il principio della concordanza per cui sono i vini amabili o dolci che devono accompagnare il nostro dolce. Dovremo orientarci verso vini che abbiano come qualità gustativa fondamentale la dolcezza più o meno evidente ( un residuo zuccherino minimo 25/30 grammi/litro) tenendo conto in seconda battuta dell’aromaticità e dell’alcolicità. Ovviamente, anche in questo caso il corpo di un vino deve essere conforme alla struttura della pietanza.
      Con crostate alla frutta fresca (banane, mele, pere, kiwi, pesche), vini bianchi profumati, giovani, frizzanti e dolci; se con frutti rossi (fragole, mirtilli, lamponi, ribes), vini rossi aromatici, giovani e dolci, frizzanti o spumanti.

      Moscato di Pantelleria.
      moscato pantelleria1

      Il Moscato di Pantelleria è un vino a DOC. che può essere prodotto esclusivamente nell'Isola di Pantelleria in provincia di Trapani.
      Il Moscato di Pantelleria (sinonimo Zibibbo) è prodotto con la cultivar Moscato d'Alessandria, come tutti i moscati ha aromi tipici di moscato, dovuti principalmente a alcuni terpeni, di cui il linalolo è in questo vino il maggior rappresentante; se ne può avere un'idea anche masticando l'uva Italia e ponendo attenzione all'aroma retrolfattivo che si sprigiona.
      Capo Zebib sembra sia il luogo di origine, di fronte Pantelleria in Africa, che rimanda ad un'importazione araba. Le fonti, a tal proposito, sono il Mendolia. Altre fonti, il Salomon, individuano l'origine in Alessandria d'Egitto da dove il nome di Moscato d'Alessandria.
      Il Cupani per primo cita lo Zibibbo di Sicilia nell'anno 1696, ma c'era chi molto prima sottolineava il fatto che gli arabi chiamassero tale tipo di vite Zibibi. Il Nicosia vede nel M.d'A. una varietà di vite ideale per le pergole (1735).
      Se nell'Ottocento lo Zibibbo era diffuso a Pantelleria fu di certo il Novecento a sancire l'exploit infatti è di questo periodo una produzione di poco inferiore agli 80.000 q.li di uva e poco meno di 15.000 hl di vino moscato (Scarponi). Tale cultivar tuttora continua ad essere la prima nella realizzazione di nuovi impianti.
      Terre di Franciacorta rosso.
      terre di franciacorta
      Nominare oggi la Franciacorta significa evocare uno spumante considerato da molti il migliore d’Italia e di prim’ordine quanto lo Champagne. Eppure questo comprensorio viticolo era un tempo considerato zona di vini rossi. L’area di produzione è delimitata dalla sponda orientale del Lago d’Iseo, dai fiumi Oglio e Mella e dalle colline che si estendono intorno a Rovato. Nel 1967 le bollicine qui prodotte conseguirono la DOC, e nel 1995 il Franciacorta ottenne, primo spumante in Italia, la DOCG. Attualmente è prodotto con uve Chardonnay e/o Pinot Bianco e/o Pinot Nero; l’uvaggio varia da produttore a produttore, ma lo Chardonnay è il vitigno di solito presente, spesso in modo predominante. Lo spumante, di cui esiste anche una versione rosé, è posto in commercio dopo un periodo minimo di 25 mesi calcolati dalla data della vendemmia delle uve più giovani utilizzate. Il Franciacorta è prodotto anche millesimato, vale a dire con uve provenienti da uno stesso raccolto e con l’anno della vendemmia riportato in etichetta: in questo caso deve essere commercializzato dopo almeno 37 mesi conteggiati dalla vendemmia di tale annata. Il Franciacorta possiede colore brillante, paglierino chiaro con riflessi lucenti, talvolta verdini; il perlage è finissimo, persistente e la spuma è esuberante; il profumo ricorda talvolta i frutti di bosco e in alcune produzioni la mela acerba; il sapore è secco, con possibili sensazioni di frutta, e spesso si coglie una gradevole nota amarognola. Si serve a 6-8 gradi di temperatura per accompagnare antipasti di frutti di mare crudi o gratinati, spiedini di cappesante fritti, insalata di spaghettini freddi alle uova di pesce, insalata di nervetti; si abbina anche a lasagne al pesto, risotto saltato, ravioli di erbette, tagliolini ai filetti di lavarello, tempura, costolette di agnello impanate, verdure gratinate, anguilla alla brace.


      Sant'Antimo Vin Santo.
      san'antimo vinsanto
      Il Sant'Antimo Vin Santo è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Siena.
      La Doc Sant'Antimo viene prodotta nei tipi Rosso, Bianco Novello, Chardonnay, Sauvignon, Pinot grigio, Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot nero, Vin santo e Vin santo occhio di pernice (per questi ultimi due anche nella versione Riserva.
      E' un vino tipico della regione Toscana, prodotto in provincia di Siena. La tipologia Bianco si ottiene da uve di Ansonica per il 30-50%, Grecanico e/o Catarratto bianco lucido (50-70%) con l'eventuale aggiunta di quelle di altri vitigni a bacca bianca per un massimo del 15%. La versione Rosso si ottiene da uve di Nero d'Avola (20-50%), Sangiovese e/o Cabernet sauvignon (50-80%), a cui possono essere aggiunte quelle di altri vitigni a bacca rossa per un massimo del 15%. La Doc Santa Margherita di Belice seguita da una delle menzioni Ansonica, Catarratto, Grecanico, Nero d'Avola, Sangiovese, è riservata ai vini ottenuti per almeno l'85% dalle uve del corrispondente vitigno
      La denominazione trae origine da uno dei monumenti simbolo di Montalcino in provincia di Siena, l'abbazia romanica di Sant'Antimo, ed è stata voluta dai produttori per valorizzare tutti quei vini di qualità che, pur non rientrando nelle denominazioni esistenti nella zona, hanno raggiunto negli ultimi anni un alto gradimento tra i consumatori. Viene prodotto nei tipi Rosso, Bianco novello, Chardonnay, Sauvignon, Pinot grigio, Cabernet Sauvignon, Merlot e Pinot nero, oltre alle tipologie Vin santo e Vin santo occhio di pernice. Le diverse specificazioni fanno sì che questa Doc possa abbinarsi praticamente a ogni tipo di cibo.
      Il vino Sant'Antimo Doc e' un vino bianco che si abbina bene con ed in particolare .
      Il Sant'Antimo Bianco si accompagna perfettamente al marzolino, alle minestre, all'acquacotta e ai piatti a base di pesce e si serve in calici svasati a 8-10°C. Con il Rosso (da bere in calici bordolesi a 16-18°C) è preferibile abbinare un buon Pecorino toscano stagionato, il salame, la salsiccia, la finocchiona, la carne rossa, il fagiano tartufato. Per il Novello si suggeriscono i crostini alla toscana, il lardo di Colonnata, il buristo, la caciotta toscana, la zuppa di lenticchie, i fagioli, il pollo, la trippa. Il bicchiere ideale è quello di media capacità svasato e la temperatura di servizio è di 13-14°C. Per il Vin santo, il Vin santo Riserva, il Vin santo occhio di pernice e il Vin santo occhio di pernice Riserva gli abbinamenti consistono nei biscottini di Prato, i brigidini, il buccellato, il castagnaccio, i ricciarelli e il panforte. Questi ultimi quattro vini vanno serviti in calici di media capacità a tulipano a 10-12°C.

      Moscato d’Asti.
      Moscato_d'Asti
      Da notare che Asti spumante e Moscato d'Asti, pur facendo parte della medesima DOCG ed essendo ambedue espressioni di Moscato bianco, sono due vini diversi: il primo è uno spumante, il secondo non è uno spumante. Spesso sono confusi dal consumatore nonché, cosa più grave, dai ristoratori.
      In effetti il Moscato d'Asti, non subendo la presa di spuma, è caratterizzato talvolta da una lieve frizzantezza naturale (si dice che è "vivace") oppure è tranquillo. Il disciplinare prevede entrambe le possibilità.
      La zona di produzione del vino "Asti spumante" e "Moscato d'Asti" è compresa nei territori di 52 Comuni delle province di Asti, Cuneo e Alessandria.
      Prodotto quasi esclusivamente da aziende di dimensioni medio piccole o da cantine cooperative che trasformano solamente le uve dei propri vigneti, il Moscato d'Asti ha raggiunto livelli qualitativi straordinari grazie alla diffusione della moderna tecnologia enologica, in particolare quella del freddo, che ha consentito di mantenere nel vino gli aromi ed i sapori del frutto e, nello stesso tempo, di stabilizzare il prodotto permettendone la conservazione ed il trasporto.
      Storia, tradizione, dedizione imprenditorialità geniale, applicazione e ricerca continua lo mantengono prezioso esaltandone le peculiari caratteristiche.
      La denominazione di origine controllata e garantita "Asti" (unico disciplinare) è riservata a due vini:
      a) il vino spumante ("Asti" o "Asti spumante");
      b) il vino bianco non spumante ("Moscato d'Asti").
      Il Consorzio dell'Asti tutela anche il Moscato d'Asti che, pertanto, è sottoposto agli stessi controlli da sempre messi in atto sull'Asti Spumante. Con la D.O.C.G., inoltre, molte aziende vitivinicole dirette produttrici si sono iscritte al Consorzio che ha costituito al suo interno suo interno il Consiglio del Moscato d'Asti al fine di tutelare il prodotto dalle imitazioni e per far crescere il livello qualitativo e valorizzare l'immagine, peraltro già alta, del prodotto.

      Brachetto d’Acqui.
      brachetto
      Zona di produzione: interi territori dei comuni di Vesime, Cessole, Loazzolo, Bubbio, Monastero Bormida, Rocchetta Palafea, Montabone, Fontanile, Mombaruzzo, Maranzana, Quaranti, Castelboglione, Castel Rocchero, Sessame, Castelletto Molina, Calamandrana, Cassinascoin provincia di Asti, Acqui Terme, Terzo, Bistagno, Alice Bel Colle, Strevi, Ricaldone in provincia di Alessandria; parte dei territori dei comuni di Nizza Monferrato (Asti).
      Sono da considerarsi idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed orientamento adatti, i cui terreni marnosi siano di natura calcareo-argillosa.
      Questi vino piemontese da dessert è molto apprezzato soprattutto nel Nord America. Il vino amato e preferito, come vuole la tradizione popolare, da una delle più famose maschere italiane: Gianduja da Gioan d'laduja, Giovanni del boccale, che da questo rosso rubino, frizzante di spuma fragrante, traeva ispirazione per la sua sana allegria. Il personaggio in questione era circondato da una fama di gran bevitore, ed il Brachetto era appunto il vino più adatto a riempire il suo inseparabile boccale ed a soddisfare il suo raffinato palato. L'origine del Brachetto è piuttosto controversa. L'ipotesi più fondata sembra comunque essere quella che lo indica originario delle colline astigiane e del Monferrato, sebbene Demaria e Leardi a loro volta, nella "Ampelografia della provincia di Alessandria" (1875), sostengono che il Brachetto piemontese, profumato e aromatico, sarebbe originario di Nizza Marittima.
      Ultima raccomandazione lo spumante dolce viene servito in genere nei bicchieri a forma di coppa, mentre quello secco nei bicchieri a forma di calice (flute), i vini dolci in bicchieri a forma di tulipano,per i vini passiti e liquorosi si preferisce la forma renana (piccoli a bocca stretta.

       
      Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
      0

      maggio 27, 2013

      1.- Gelato con tegoline e salsa di lamponi.

      gelato con tegolinee

      2.- Mount Kenya Ice Cream, tipico dolce gelato della cucina swahili.

      mount kenya gelati

      3.- Bomba al pistacchio con ciliegie e pesche sciroppate.

      bomba al pistacchio

      4.- Coppa gelata dell’ape con noci, amarene e cioccolato.

      coppa dell'ape
       
      5.- Granita di limone al rum.

      Granita-di-limone-al-rum

      6.- Gelato allo zenzero con salsa alla cannella.

      gelato allo zenzero con salsa alla cannella

      7.- Dolce freddo di sedano, limone e tequila.

      Dolce freddo di sedano, limone e tequila

      8.- Arance gelate dessert dolce a base di frutta.

      arance gelate

      9.- Gelato di pistacchio.

      gelato di pistacchio

      10.- Gelato di liquirizia e menta.

      gelato di liquirizia e menta

       
      Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
      0

      aranciotto al vapore
      L'aranciotto al vapore è un dolce davvero insolito e diverso dal solito, da preparare quando la stagione delle arance è nel pieno e riuscite a trovare delle arance meravigliosamente succose, saporite e profumate. Procuratevi qualche altro ingrediente, come i savoiardi, oltre ai soliti ingredienti che tutti usiamo tenere in casa quali latte, uova, zucchero e via dicendo. Potete realizzare questa ricetta con qualunque mezzo vi troviate sotto mano, sia esso il cestello per la cottura tradizionale a vapore, la vaporiera, un robot da cucina che abbia la funzione vapore o altro. Realizzatelo in occasione di un invito a cena con amici: sarà l'occasione per gustare per la prima volta questo squisito dolce al vapore! Un'idea divertente potrebbe essere quella di munirsi tutti di cucchiaino e di mangiarlo tutti insieme seduti intorno a un tavolo. O, se preferite essere più tradizionalisti, tagliatelo a fette e gustatelo in piattini individuali, perchè no accompagnato ad una pallina di gelato alla vaniglia e da un bel liquore fatto in casa, magari proprio all'arancia.

      Ricetta per persone n.
      8



      Ingredienti:
      150 gr. di savoiardi
      100 gr. di zucchero
      180 ml. di latte
      4 uova
      2 arance
      un cucchiaio di liquore Grand Marnier
      burro per lo stampo
      zucchero per lo stampo

          Preparazione: 90’ + 60’ di cottura
            1. Scaldate il latte, portandolo ad ebollizione.
            2. Frullate i savoiardi, poi setacciate la polvere in una ciotola, frullate le briciole rimaste e passatele nuovamente.
            3. Setacciate sulla polvere di savoiardi il cacao amaro ed unite 100 gr di zucchero e la scorza grattugiata di un'arancia.
            4. Versatevi sopra il latte a filo, mescolate e lasciate intiepidire il composto.
            5. Incorporate al composto una alla volta le uova.
            6. Imburrate uno stampo di 22 cm con parete alta, spolverizzatelo di zucchero versateci l'impasto.
            7. Ponetelo in una pentola nella quale avrete versato acqua fino a metà altezza dello stampo.
            8. Quando l'acqua inizia a bollire chiudete lo stampo con un piccolo coperchio e abbassate la fiamma sino ad avere una ebollizione appena accennata.
            9. Fate cuocere il dolce per 45-60 minuti.
            10. Fate la prova stecchino.
            11. Nel frattempo spremete la seconda arancia, versate il succo in una padella, aggiungete 50 gr di zucchero e 5 cl d'acqua, e scaldate finché non si è formato uno sciroppo.
            12. Pelate a vivo la prima arancia da cui avevate prelevato la scorza, tagliatela a fette ed eliminate i semi.
            13. Mettete le fette di arancia nella padella con lo sciroppo e fate cuocere per 5 minuti o fino a quando le fette d'arancia non si saranno lucidate.
            14. Poco prima di spegnere, aromatizzate con il liquore all'arancia.
            15. Separate le fette d'arancia dallo sciroppo e tenetelo da parte.
            16. Sfornate il dolce sopra una gratella e lasciatelo raffreddare.
            17. Decorate l'aranciotto con le fettine d'arancia e versate attorno lo sciroppo.

           
          Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
          0

          maggio 26, 2013

          1.- Marquise al cioccolato e arancia candita.

          Marquise al cioccolato e arancia candita

          2.- Coppa gelata dell’ape con noci, amarene e cioccolato.

          coppa dell'ape

          3.- Biscotto arrotolato al cioccolato.

          biscotto arrotolato al cioccolato

          4.- Crema in tazza al cioccolato e amaretti.

          crema in tazza al cioccolato

          5.- Millefoglie al cioccolato con crema di ricotta e sorbetto ai cachi.

          millefoglie
             
          6.- Tortine veloci con cioccolato e panna.
          tortine veloci con cioccolato e panna

          7.- Tumbler all’ananas e crema di cioccolato.

          Tumbler all’ananas e crema di cioccolato

          8.- Tante sorprese dalle uova!: Tortine con crema di cioccolato al kirsch.


          tortine con crema di cioccolato al kirsch

          9.- Tortine di cioccolato farcite con banana.

          tortine di cioccolato farcite con banane

          10.- Salame di cioccolato, per fare la felicità dei vostri bambini.

          salame di cioccolato

           
          Se ti è piaciuta la ricetta , iscriviti al feed cliccando sull'immagine per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog:
          1

          Random Ricette

          follow us in feedly My Ping in TotalPing.com Feedelissimo

          Il Mondo dei Dolci in Pinterest

          Il Mondo dei Dolci su Facebook